| Dato che ho iniziato io la discussione, mi sembra giusto parlare dei miei tatuaggi. Ne ho ben 6 vorrei farne altri e ovviamente hanno un significato importante per me. Inizio con il primo, fatto quando avevo 15 anni, si tratta di un pixie (in pratica un folletto) sul polpaccio, essendo che era il primo tatuaggio è molto piccolo, niente di troppo esagerato. Il secondo è dietro il collo, quattro dita sotto l'attaccatura dei capelli, ed è il simbolo di una band che amavo quando avevo circa 17 anni. Sebbene non li ascolti più è comunque una parte importante di me, non riuscirei ad immaginarmi senza quel tatuaggio. Il terzo è uno dei più "recenti", l'avevo fatto il 26-10-2011. Mi sono tatuata "Reita" in hiragana, sull'avambraccio sinistro. Il 2011 e il 2012 sono gli anni più difficili della mia età "adulta", mio padre stava male, io non stavo molto bene (passato momenti a digiunare, o a mangiare troppo, avevo raggiunto le due settimane senza mangiare quasi niente, praticamente vivevo di the' e poco più, insomma per niente un bel periodo) l'unica cosa che mi faceva stare meglio era ascoltare i GazettE, ovviamente come capita spesso c'è sempre il preferito, il caso ha voluto che il mio preferito sia Reita. Avevo mentito ai miei, dicendo che era il mio nome in giapponese, dopo tutti questi anni mia madre non mi ha ancora scoperta. Il quarto tatuaggio è all'interno del polso destro (e nonostante quello che dicono tutti -quasi come se fosse obbligatorio- non sanguina più degli altri perché è "vicino alle vene"), ho tatuato "Papà", ovviamente non c'è bisogno che vi spieghi i motivi, sapete cosa è successo. Infine gli ultimi due, rispettivamente alla spalla sinistra e a quella destra, sono il tatuaggio di Oerba Yun Fang e lo stigma dei l'Cie da Final Fantasy XIII. Ho preso la ps3 e il gioco dopo che mio padre era morto, io e mia madre avevamo bisogno di una distrazione, e quindi decidemmo di farci un giro in un centro commerciale, eravamo entrate nella Media World dove alla fine avevamo trovato la ps3 scontata al massimo e il gioco anch'esso scontato. Quel gioco mi ha aiutata moltissimo nel metabolizzare il fatto che mio padre fosse morto e anche per il fatto che non mi ricordo come fosse prima della malattia, può sembrarvi strano, ne sono consapevole, ma i ricordi di mio padre durante la malattia sono molto più intensi di quelli che ho/avevo di quando era perfettamente sano.
... Giuro che ora smetto di scrivere.
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