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| CAPITOLO 3
No, non lasciai Ross dietro la porta. "Ho sinceramente temuto che lo facessi" disse appena entrata in casa mia togliendosi il cappotto bagnato di pioggia. La guardai con tanta emozione...era tanto tempo che non la vedevo ed infatti finimmo strette in un abbraccio poco dopo. "Sono tanto felice di vederti, piccola pazza!" Non risposi, mi stavo godendo il momento con il viso affondato tra il suo collo e la spalla, non sentivo un abbraccio da troppo tempo. Non sono un tipo da smancerie, mi hanno sempre rimproverato di essere troppo fredda. Ma io non sono fredda, non lo sono mai stata! Solo che non cerco disperatamente il contatto fisico, ecco... Si sedette a tavola sbattendo con decisione davanti ai miei occhi due biglietti per "Tokyo???" Lo dissi proprio così, con gli occhi sbarrati ed il terrore di toccare quei pezzi di carta. Lei annuì con soddisfazione "Esatto. Tokyo." Le domande che stavano facendo il girotondo nella mia testa erano davvero troppe, ma una riuscì ad uscire dal vortice attraverso le mie labbra "Ti ho detto che ho paura di fare centouno metri e tu mi porti dall'altra parte del mondo?" "Appunto! Cosa c'è di meglio per esorcizzare la tua paura?" "Ma Parigi?" "Troppo romantica. Che cosa faremmo a Parigi io e te?" "Londra?" "Non sei tipo da sala giochi. Tokyo...Tokyo è in Giappone, Angie..." "Grazie." "no, aspetta! Lì c'è tutta un'altra visione della vita, lì potresti ritrovare la calma, la tranquillità" "In mezzo ai giapponesi che non fanno altro che correre ed in mezzo a kamikaze?" "Non pensarla così, il Giappone non è rimasto a cent'anni fa! Pensa...i giardini con gli alberi di ciliegio...tutti quei petali rosa..." "Odio il rosa." Scoppiò a ridere davanti alla mia espressione di sfida nel guardare i due biglietti.appoggiati sul tavolo. Li prese e me li sventolò davanti "Io sento che qui c'è la tua svolta." Quasi quasi ci credetti. Era così convinta che mi dispiaceva troppo contraddirla. "E poi...e poi quei tuoi sogni...ricordi quei sogni di cui mi parlavi? Quella casa in stile giapponese, quel giardino..." Scattai in piedi sbattendo le mani sul tavolo "Non tirare fuori i miei sogni, ora. Non c'entra niente, sono solamente proiezioni distorte della mia realtà." Mi pentii subito del mio gesto, ma la questione "sogni" mi creava sempre del disagio. Tornai a sedermi cercando di riparare col cuore affranto dall'espressione abbattuta di Ross "Scusa...scusami io non...io non volevo urlare, non c'entri tu...beh..." non sapevo dove andare a parare "...beh. vuoi trovarmi un uomo giapponese? Ahah! Dai, vuoi rifilarmi un giapponese!" La mia ironia non fu affatto convincente, tant'è che lei mi rispose seria "Voglio solo che tu torni a vivere." Oh. Mi aveva spiazzata. "Oh beh...beh sì, sì direi che questa può essere...una partenza, nel vero senso della parola." Avrei voluto essere più assertiva, ma un'ombra mi stava offuscando la mente. Quel sogno...insieme a quello della chiesa era il più frequente. "Sì!" Lo schiaffo sul tavolo che diede Ross mi scosse dai pensieri "Sì. Ti voglio rifilare un giapponese, sì! Guarda che ce ne sono di belli,eh?" Infatti Ross da sempre era un'appassionata di nipponici. Li trovava belli. Ogni tanto in Skype mi mandava anche foto di attori, cantanti, ma non sa che non ne ho mai aperta una. Neanche una. Un po' perchè il mio pc era lentissimo ed un po' perchè,,,perchè avevo la nausea degli uomini. Non me ne poteva fregare di meno. Io avevo chiuso. "Non ne dubito, Ross. Ricordo qualche foto che mi hai passato." "Ecco. ECCO! Quindi sai benissimo a cosa potresti andare incontro!" "Beh, certo...non credo che mi imbatterò in modelli o attori..." "No,ma quelli belli esistono! Che ne so, magari trovi un fruttivendolo carino...dai, sono eccitatissima! Hai preparato le valige?" No, non avevo preparato nulla, solo il pensiero di aprire l'armadio mi distruggeva. Quell'armadio che si era svuotato dei vestiti di Andrea...non volevo vederlo. Ed infatti io indossavo solo cinque indumenti che lavavno, asciugavo, stiravo (stiravo? Ma perchè io stiravo?) e indossavo nuovamente. Ma a Tokyo non potevo portarmi solamente quelli. "Ti aiuto io, tesoro. Metto mano io al tuo armadio, tranquilla." Mi aveva letto nel pensiero? Posai gli occhi nuovamente sui biglietti ed improvvisamente qualcosa dentro di me cambiò...come svegliato dopo un lungo sonno, con gli arti intorpiditi, il mio cuore cominciò a battere in un modo diverso, un modo che io avevo dimenticato. "No...no Ross, ci penso io, tu sarai stanca, vai a farti una doccia e mettiti comoda. Io intanto preparo la valigia." Due settimane, Ross aveva sicuramente speso un patrimonio. Ma il suo lavoro di fumettista le stava dando grandi soddsfazioni! Invece,,,invece il mio lavoro di cantante era ormai morto e sepolto. Nella mia sala campeggiavano ancora i miei trofei vinti, erano sempre stati motivo d'orgoglio per me...ma dopo la separazione sembravano anche brillare di meno alla luce, sembravano opachi. Non mi ero mai accorta di questo, io li avevo sempre visti lucenti...
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