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| CAPITOLO 7
Mi svegliai felice eh? Sicuramente. Però mi accorsi con stupore che un po' mi erano mancati. Sto parlando dei miei sogni. Non ricordavo neanche più cosa significava svegliarsi leggeri, con la voglia di affrontare la giornata. Avevo un'eccitazione addosso che non riuscivo a decifrare totalmente. "Non ho sognato. Dovrei esserne felice eppure..." "Non sei mai contenta." Ross lo disse con gli occhi sulla tazza di tè. Io, completamente sciolta sullo schienale della sedia e le mani strete intorno ai metalli che la sorreggevano respiravo un'aria nuova. "Mi piacerebbe vivere qua, mi sento incredibilmente a casa" Mi guardò con la testa bassa, come se stessi dicendo una marea di cazzate "Sì, davvero, Ross, credimi!" "Mi stai prendendo in giro?" Allora non riuscivo ancora a sorridere completamente, ma mi sforzai di farlo. Subito dopo colazione saremmo andate alla Avex, la mega casa discografica di Caio. Mi divertivo a immaginarmi Ross davanti a lui. Chissà, magari poteva incontrarlo...io per l'occasione mi ero fatta carina. Cioè, mi ero truccata alla meglio, ma le mie occhiaie erano ancora troppo visibili e per questo avevo optato per un paio di occhiali da sole. La Avex distava a pochi isolati dal nostro albergo, ci arrivammo in metro. Quanta gente...però sembravano cordiali, voglio dire...non è che tutti mi sorridessero, però avevano una luce negli occhi che era completamente diversa da quella a cui ero abituata. Sembravano interessati a me. Ross diceva che era a causa dei miei occhi, perchè "non è facile trovare qualcuno con gli occhi a mandorla blu" . Già il mio colore era particolare, perchè è un blu intenso, non azzurro chiaro, un blu scuro. Peccato che in Italia non facesse più effetto a nessuno. Non feci in tempo a demoralizzarmi che eravamo già davanti alla fatidica Avex. "Me lo sento! Incontrerai Caio...ci sarà un incontro oggi, tu incontrerai Caio!" "Sei una pessima veggente, tesoro. Caio è a Seoul ora, non può essere qui." "Non senti le vibrazioni nell'aria?" No, non le sentiva, mi rispose la sua espressione stupita. Fissava l'entrata della Avex senza dire una parola, le labbra spalancate. Allungò una mano e mi afferrò il braccio "Sulle scale...guarda le scale..." Cominciava a stringere un po' troppo, mi faceva decisamente male. "Ma...cosa c'è?" "Guarda!" Indicò l'entrata della Avex, due uomini sulle scale stavano parlando. Non riuscii a capire da cosa provenisse quell'energia che mi sentii nascere improvvisamente dentro...l'agitazione, l'ansia...nonostante tutto cercai di deglutire per balbettare "Caio?" "No...non è Caio...Dio, Angie, quello...quello è Gackt!" Povero Cristo! "Ma quale dei due? Quello gobbo?" "Sì...sì, quello con la giacca di pelle, vedi?" Eral'unico dei due che ci dava le spalle. Mi stava trasmettendo tutta la sua agitazione "Vai! Vai a chiedergli un autografo!" "Oh no...no no Angie, io non mi posso muovere, ti prego, vai tu! Ti prego!" "E come pensi che io possa fare? In che lingua gli parlo? Questo è giapponese..." Ma io riuscivo a muovermi?... "Parla inglese...oddio si stanno salutando...fermalo ti prego!" "Ma come lo fer..." "Angie! Ti prego non ci ricapiterà mai più una cosa del genere!!!" "Ma almeno lasciami il braccio, me lo stai staccando!" "Oh sì...scusa..." mi liberò e cominciai a camminare con più tranquillità possibile. Stavo facendo appello a tutta la mia calma senza capirne il perchè. "Scusa..." si bloccò e con le mani in tasca mi sparò il suo viso addosso. Non esagero a dire che me lo sparò addosso, perchè ricordo che feci qualche passo all'indietro con il terrore negli occhi...come se davvero avessi ricevuto un proiettile in mezzo alle costole. Sorrise e no...non doveva farlo...cosa...cosa stavo facendo io lì? Che dovevo fare? "Ciao!" Accompagnò il suo saluto con un movimento della mano. Come si chiamava? Non potevo uscirmene con "Poor Christ" sicuramente. "Ah...ehm...la mia amica..." indicai Ross sperando ci fosse ancora, non riuscii ad accertarmene perchè staccare gli occhi da quel viso per me era impossibile "...la mia amica vuole...vuole fare...vuole fare una cosa con te." Figura di merda. Aggrottò le sopracciglia "Sì?" "Eh...è lì..." l'impedita. Mi sentii una disadattata ma perchè? Non ancora potevo sapere la verità. Tutto però peggiorò quando si tolse gli occhiali da sole, mi stupii del mio primo pensiero che fu "Ti ho trovato" non so se lo espressi o meno a voce...ma lui continuava a sorridermi. Non riuscivo più a dire una parola e feci ancora qualche altro passo indietro. Sperai nell'arrivo di Ross perchè per me il tempo poteva fermarsi lì. In quel momento infinito. Avevo troppi pensieri nella testa, mi somigliava tanto, sì e nello stesso tempo mi sembrò la creatura più bella che io avessi ai visto. Sicuramente per quello mi sentii così indifesa...così...persa? Ross evidentemente si accorse del mio piccolissimo problema e si avvicinò a me afferrando ancora il mio braccio "Ciao Gackt...scusa, io vorrei farmi una foto con te," A me. A me doveva passare la macchina fotografica? "Angie, ci fai una foto?" Foto? Io avevo ogni energia del mio corpo impegnata a tenere su me stessa, come avrei potuto pretendere di reggere anche una macchina fotografica? Non capivo...ero confusa, mi veniva da piangere, non... "Angie?" "Eh? Ah...si, sì, mettiti vicina a ...a lui." Ross ci impiegò un po', ma lui fu così carino da tenderle un braccio come per invitarla. Ma non sto scherzando, non mi tolse gli occhi di dosso un attimo. Ross si fece rinchiudere nell'abbraccio e io...io dovevo scattare la foto, allora, no? Eh...sarebbe venuta mossa, sicuramente e Ross non me l'avrebbe mai perdonato. "No...no scusate, non ce la faccio." Lo confessai lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. "Angie che ti prende? Ti prego!" Povero Cristo allungò una mano e mi rubò la macchina fotografica, la posizionò leggermente più alta delle loro teste e scattò. Consegnandola a Ross le regalò un sorriso immenso.Ma quanti denti aveva quell'uomo? "Grazie...grazie Gackt! Angie, vuoi farti una foto con lui?" "Vado io dalla tua amica, non credo sia in condizioni di muoversi." Non fece in tempo a darmi fastidio quella sua affermazione ironica che mi aveva già abbracciato forte, in posa per la foto. Mi cedette un ginocchio e mi odiai profondamente. Che mi stava succedendo? Mi rilassai subito dopo, appoggiando la testa sull'incontro delle sue clavicole...aveva un profumo buonissimo...e mi sentii improvvisamente tranquilla tra le sue braccia. La sua voce era ancora più profonda attraverso la sua cassa toracica: "Hai smesso di tremare." "Sì...e non so perchè..."
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